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«Il nuovo Centro nascerà dall’elezione per il Colle» – Intervista a Lorenzo Cesa – Il Mattino

Il segretario Udc: stiamo con Berlusconi dopo i primi scrutini deciderà lui cosa fare. «Insopportabile che la sinistra torni in piazza per fermare la corsa del Cav»

In politica spesso sono le situazioni che vanno a determinare le soluzioni», avverte Lorenzo Cesa. Vale anche per l’elezione del presidente della Repubblica?

«Certo. – aggiunge il segretario nazionale dell’Udc – La mia esperienza al momento delle scelte che portarono al Quirinale due volte Giorgio Napolitano e poi Sergio Mattarella, ma pure il lavoro che da dirigente della Dc svolsi all’epoca del voto per Oscar Luigi Scalfaro mi fa affermare che il contesto finisce per acquisire un ruolo fondamentale. È una variabile decisiva».

Cesa, quando parla di variabile a che cosa si riferisce?

«Innanzitutto a che cosa accadrà nel Paese alle prese con la nuova ondata di contagi da Covid 19. Oggi nessuno può immaginare lo scenario in cui si andrà alle urne in Parlamento e sono convinto che le scelte da adottare ne subiranno gli effetti. Adesso la variabile della pandemia inciderà inevitabilmente sulle soluzioni. Non è impensabile che cristallizzi il quadro attuale in modo da poter affrontare l’emergenza sanitaria e sociale».

Intende che Sergio Mattarella potrebbe essere confermato al Quirinale e Mario Draghi rimanere a Palazzo Chigi?

«Premetto che non ho alcuna intenzione di tirare per la giacca il presidente Mattarella. Ma, contemporaneamente, sottolineo che niente è da escludere. Compreso un Mattarella bis, così come ci fu un Napolitano bis. Ricordo che anche lui aveva manifestato la volontà di non essere confermato e comunque la gravità della situazione impose la soluzione. Perciò dico che ora è troppo presto per delineare i giochi. Bisogna aspettare per capire che cosa accadrà».

Intanto, lei ha partecipato con gli altri leader del centrodestra all’incontro romano con Silvio Berlusconi a Villa Grande e all’ordine del giorno c’era il voto per il Quirinale.

«È stata l’occasione per parlare di tutto, non solo del prossimo capo dello Stato. Abbiamo discusso di nuova legge elettorale, delle amministrative di maggio e certamente del voto per il Quirinale. Si sono analizzati i dati regione per regione e ne è uscito rafforzato un elemento politico importante».

Quale?

«Il centrodestra è coalizione di maggioranza in Parlamento e nel Paese, con il 45 per cento dei consensi, e dunque ha il compito di indicare per primo una soluzione da proporre poi agli altri nel tentativo di allargare il campo».

La soluzione è la candidatura di Berlusconi?

«Io sono convinto che il centrodestra, nella sua unità, abbia un dovere verso Berlusconi. Un dovere di solidarietà e di riconoscenza nei confronti di colui che lo ha creato e lo ha guidato per 30 anni, fino alle ultime elezioni politiche. Ma ha anche la necessità di cogliere quest’occasione per recuperare la possibilità di confrontarsi con le altre forze politiche centriste, da Italia Viva a Noi di Centro, e con gli esponenti del gruppo misto, che in Parlamento contano l’11-12 per cento. Cioè dialogare con chi è più vicino e da qui lavorare per costruire un’intesa più vasta. Se posso dirlo, l’operazione Quirinale deve costituire un vero e proprio laboratorio politico».

Per l’area di centro?

«Se ne sente il bisogno, in Parlamento e nel Paese. Addirittura a prescindere dalla partita per il Quirinale, credo che sia fondamentale per l’Italia recuperare la forma politica della giusta misura: che è quella radicata nella società, al di là degli estremismi e della ricorsa all’umore dell’opinione pubblica».

Matteo Salvini con la Lega e Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia a Villa Grande si sono mostrati d’accordo su questa esigenza?

«C’è stata ampia coesione, nell’incontro di Roma ho constatato l’esistenza di rapporti amichevoli all’interno del centrodestra che mi fanno ben sperare».

Su tale base le sembra possibile avviare un dialogo con il centrosinistra?

«Con tutte le forze politiche. Ciò che mi pare intollerabile e inammissibile è che ci si immagini, come parte della sinistra intende fare, raccolte di firme e presidii di piazza per scongiurare la candidatura di Berlusconi al Quirinale. Il centrodestra, nella sua compattezza, lo difenderà».

Ma se il nome di Berlusconi dovesse trovare ostacoli insormontabili negli scrutini?

«Allora sarà lui a decidere se percorrere altre strade. Nel senso che dovrà essere Berlusconi il protagonista di una diversa scelta indicata dal centrodestra unito».

Potrebbe, dunque, avanzare l’ipotesi di Mario Draghi al Quirinale? Che ruolo assegna al presidente del Consiglio in questo suo schema?

«Lo schema prevede Draghi a Palazzo Chigi. Ci sono questioni tali che non possono essere provocati rallentamenti nell’azione del governo».

Vede nel centrodestra nomi per un piano b al Quirinale?

«Per noi Berlusconi resta il nome prioritario. Poi ci sono tante figure autorevoli nel centrodestra e nel centro, da Maria Elisabetta Casellati a Marcello Pera e a Pierferdinando Casini. Pronunciare nomi oggi comunque rischia di essere controproducente. Il punto essenziale è che il centrodestra a suo tempo arrivi unito».

Generoso Picone – Il Mattino di Napoli

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