Nessuna paura di andare al voto: «Siamo invece preoccupati per il Paese che è in piena pandemia»
Il segretario Lorenzo Cesa smentisce qualsiasi accordo per sostenere Conte
«Non ci interessa fare da stampella a maggioranze raccogliticce»
••• «Ma no, nessun appoggio a questa maggioranza e al governo Conte, ieri come oggi». Il Tempo raggiunge Lorenzo Cesa, segretario Udc, nel tardo pomeriggio di ieri, terminato il vertice cui ha partecipato con gli altri leader del centrodestra. La formazione scudocrociata, che annovera tre senatori, per ventiquattrore ha «ballato» sul ciglio dei «responsabili», o «costruttori », ma Cesa smentisce: «Mai ventilata l’ipotesi di un’uscita dal centrodestra».
Segretario, siete stati stracitati tra venerdì e sabato. Perché allora?
«Nella nostra identità democratico- cristiana dialoghiamo e diciamo la nostra. Abbiamo sempre sostenuto che un progetto fatto così, con maggioranze raccogliticce, con la caccia all’ultimo voto, non è utile al Paese.
Non ci interessa fare la stampella. Questo lo abbiamo detto alle personalità estranee dalla politica, autorevoli e appartenenti a vari mondi, che ci hanno chiamato, confrontandoci sul quadro politico drammatico che si è venuto a creare».
Nessuna telefonata da Palazzo Chigi o da qualche esponente del governo?
«No».
Mastella, che ha lavorato pancia a terra per i «costruttori», non l’ha chiamata?
«No, Clemente non mi ha chiamato».
Ci sono stati due fatti, però, che hanno catalizzato l’attenzione su di voi. Il primo è stato l’esternazione della senatrice Binetti. Se tutto l’Udc aderisse, ha detto più o meno, allora aderirei anche io.
«È vero che si è scatenato il finimondo, ma Paola è stata equivocata. Il tema è la necessità di un grande progetto per il Paese. Lei non si è mai discostata dalla linea dell’Udc e, anche se è persino superfluo specificarlo, ha pienamente condiviso la nostra nota di stamattina (ieri n.d.r), con cui abbiamo ribadito l’ appartenenza al centrodestra».
L’altra vicenda è nata dall’indiscrezione che vedeva in gestazione un gruppo riferito al Ppe in appoggio a Conte, di cui i vostri senatori avrebbero dovuto rappresentare l’architrave. Di questo cosa dice?
«Notizia completamente destituita di fondamento».
Voi avete tre senatori: Binetti, De Poli, Saccone. Da questo osservatorio, come prevedete finirà questa crisi?
«Difficile prevedere, si è generata una crisi al buio per irresponsabilità dei suoi protagonisti che getta l’Italia in una palude. Sarà molto arduo ricomporre le cose e per questo l’eventualità di andare alle elezioni non è così remota come si vuol credere. Ma noi non le temiamo».
I retroscena dicono il contrario.
«Ripeto: non abbiamo paura del voto. Le ricordo che nel 2008, nell’epoca del pieno bipolarismo, noi affrontammo le elezioni da soli, né con il centrodestra, né con il centrosinistra. Dunque oggi non le temiamo per noi, ma per il Paese. La situazione è drammatica: abbiamo una piena recrudescenza del Covid che ha subito delle mutazioni e non è, purtroppo, da escludere restrizioni più pesanti di quelle attuali. Gli italiani sono in piena crisi economica, stremati da tutto questo. Non a caso i sondaggi dicono oltre il 70% dei cittadini non vuole il voto: non lo ritengono, giustamente una risposta utile in questo momento. Dopodiché, noi ci rimettiamo alla saggezza del Presidente della Repubblica Mattarella. Se non dovessero esserci le condizioni per un governo, allora affronteremo le urne».
Lei oggi ha partecipato al vertice del centrodestra. Tutto bene nonostante un venerdì un po’ complicato?
«Certo. Abbiamo ribadito la nostra linea di sempre, ovvero che la coalizione deve essere plurale e inclusiva, e non può prescindere da un “centro” solido, nel solco di quel modello che Silvio Berlusconi, quando era il leader della coalizione, ha sempre attuato con successo. Il centro ha un valore aggiunto se ha una propria agibilità politica, ma questo è utile a tutti, non all’Udc in sé. Noi rivendichiamo questo: vogliamo dare il nostro contributo al centrodestra sempre, non soltanto nelle crisi di governo. Mi permetto di ricordare che i nostri senatori hanno sempre votato contro la fiducia a questo governo, senza mai saltare un’occasione. Noi non dobbiamo giustificare niente a nessuno della nostra lealtà».
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