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MO: Cesa, condizione imprescindibile per pace è riconoscimento Israele, ONU spieghi ruolo agenzia UNRWA a Gaza
“La pace in Medio Oriente è possibile ma ad una condizione imprescindibile: il riconoscimento dello Stato di Israele”. Ad affermarlo è il segretario nazionale Udc Lorenzo Cesa, intervenuto nel pomeriggio alla Camera dei deputati, in dichiarazione di voto, sulla mozione della maggioranza sul Medio Oriente. “Questa mozione – ha detto ancora Cesa – è un atto politico in difesa della libertà, della democrazia e della pace. Non ci sono aggettivi per qualificare la barbarie del 7 ottobre. E’ nostro dovere essere a fianco della popolazione israeliana. Chiediamo la liberazione degli ostaggi da parte di Hamas e chiediamo che venga sostenuta anche la popolazione civile della Striscia di Gaza, che indirettamente soffre gli attacchi brutali di Hamas. La spirale di violenza è stata generata da Hamas e si sta espandendo oltre il Medio Oriente (basti pensare a quanto sta accadendo nel Mar Rosso)”. Cesa ha riconosciuto il lavoro svolto dall’ONU ma evidenziando “la sua debolezza”. “Il Segretario generale Guterres deve dare spiegazioni su cosa ha fatto la UNRWA, l’agenzia dei rifugiati palestinesi a Gaza. Siamo basiti del fiancheggiamento di questa agenzia delle Nazioni Unite ad Hamas”, ha evidenziato Cesa che ha ricordato come nell’aprile 2021 “l’UDC abbia presentato un’interrogazione parlamentare sulle pubblicazioni finanziate dall’UNRWA e distribuite ai cittadini di Gaza”.
Ecco il testo integrale dell’Intervento.
Signor Presidente,
Onorevoli colleghi,
Questa mozione è un atto politico a difesa della libertà della democrazia e della pace.
Il 7 ottobre scorso la barbara e criminale aggressione di Hamas, una organizzazione terroristica, contro cittadini israeliani inermi segna, uno spartiacque tra chi crede e difende la democrazia e la pace e chi invece perpetra, con la violenza, atti contro l’Umanità.
Credetemi, ho avuto la responsabilità di vedere le immagini di queste barbarie.
Vi assicuro care colleghe e cari colleghi che non ci sono aggettivi che possano qualificare quelle violenze le cui vittime non sono soldati ma bambine, bambini, donne, giovani e anziani.
L’efferatezza di queste violenze mai avremmo potuto immaginarle.
Le conseguenze di ciò sul piano non solo militare ma soprattutto umanitario sono state e continuano ad essere drammatiche.
CAIRO
Quindi è nostro dovere essere al fianco della popolazione israeliana, che ha subito un attacco missilistico di oltre 5.000 razzi, incursioni terrestri che hanno provocato 1.200 morti fra civili e militari e 250 persone, sia israeliane che straniere, prese in ostaggio e di cui 135 sono ancora in mano ad Hamas.
E in questa situazione drammatica fin dall’inizio il Governo italiano ha assunto una posizione chiara in difesa del popolo israeliano e nello stesso tempo si è adoperato, immediatamente, per limitare il più possibile che ci fossero ulteriori vittime civili cogliendo tutti i possibili spiragli di dialogo al fine di ridurre la violenza.
Attraverso una azione svolta in prima persona dal Presidente del Consiglio e dal Ministro degli Esteri e dagli altri esponenti del nostro Governo.
È stato questo il nostro impegno, proseguito nel corso dei mesi e condiviso con l’Europa e con numerosi Stati della comunità internazionale.
Ora se si vuole fare un passo in avanti su questo fronte, chiediamo con forza la liberazione degli ostaggi, ascoltando le parole che lo stesso Santo Padre ci rivolge insistentemente ogni giorno.
Chiediamo che si ponga fine a questa spirale di violenza.
Chiediamo la liberazione degli ostaggi e che vengano sostenuti tutti coloro che sono vittime di Hamas, non solo gli israeliani, ma anche i civili palestinesi.
Pensiamo soprattutto alla popolazione civile della striscia di Gaza, che indirettamente soffre gli attacchi brutali di Hamas.
E condanniamo anche le reazioni di antisemitismo e antigiudaismo manifestate in giro per il mondo e anche nel nostro Paese.
Ricordo a tutti noi che lo Stato di Israele è l’unico stato al mondo che ha oltre il 20% della propria popolazione di religione mussulmana e che tra ebrei mussulmani e cristiani vi è una coesistenza pacifica e il riconoscimento per tutti degli stessi diritti.
Questo a testimonianza che il popolo di Israele è un popolo che ama la pace e ama la democrazia.
Cari colleghi e care colleghe negli ultimi anni assistiamo ormai continuamente alle scosse di assestamento di un mondo che sta cambiando.
Di questo fenomeno dobbiamo essere consapevoli, senza rassegnarci ed è difficile “tenere il punto” mentre di anno in anno vediamo le relazioni internazionali complicarsi, sull’onda di nuovi conflitti e tensioni.
Come detto dal Santo Padre, lo scorso 2 febbraio: “stiamo vivendo un momento di travaglio doloroso. Guerre e divisioni stanno aumentando in tutto il mondo. Siamo davvero in una sorta di “guerra mondiale a pezzi”, con gravi conseguenze per la vita di molte popolazioni.
Anche la Terra Santa, purtroppo, non è stata risparmiata da questo dolore, e dal 7 ottobre è precipitata in una spirale di violenza senza precedenti.”
Questa spirale di violenza generata da Hamas con l’obiettivo di coinvolgere tutti i paesi del mondo mussulmano si sta espandendo oltre il Medio Oriente, incendiando altre aree geopolitiche a partire dal Mar Rosso dove gli HOUTI (UTI), ribelli dello Yemen, con il sostegno dell’intelligence iraniana, attaccano le navi mercantili mettendo a rischio il transito delle stesse, danneggiando i relativi traffici commerciali e penalizzando anche i nostri stessi porti, in crisi per questa instabilità e per il riorientamento del traffico marittimo.
Il nostro impegno non può che essere, in questo caso, una risposta ferma e decisa contro chi utilizza la violenza, le armi, rispetto alle controversie internazionali.
Ma allo stesso tempo il governo italiano, in ogni sede internazionale, è impegnato nell’incoraggiare il dialogo tra le parti, consapevoli che la CONDITIO SINE QUA NON sia la liberazione di tutti gli ostaggi per un efficace negoziato per il cessate il fuoco.
Riconosciamo alle Nazioni Unite il lavoro che sta facendo ma purtroppo ancora una volta hanno dimostrato tutta la loro debolezza.
Peraltro il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, deve dare spiegazioni molto approfondite su cosa fa e cosa ha fatto la U.N.R.W.A. (unrua) l’Agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati palestinesi a Gaza.
Siamo basiti, ma non del tutto, per il fiancheggiamento di questa agenzia delle Nazioni Unite ad Hamas.
Infatti voglio ricordare che noi dell’UDC nell’aprile del 2021 abbiamo presentato al Senato un’interrogazione sulle pubblicazioni finanziate dall’ U.N.R.W.A. (unrua) distribuite ai cittadini di Gaza, che incitavano all’odio contro lo Stato di Israele.
Detto questo come Italia e come Unione Europea non abbiamo esitato a condannare l’aggressione del 7 ottobre e stiamo sostenendo in modo convinto le iniziative in materia umanitarie a sostegno delle popolazioni di Gaza.
Difficile pensare al dopo, ma è necessario farlo.
Dobbiamo pensare alla PACE.
L’ipotesi di due stati e due popoli è certamente quella più auspicabile ma non possiamo fingere che il percorso individuato negli anni passati si è gravemente interrotto.
La restituzione di Gaza alle autorità palestinesi nel 2005 e l’uscita dei soldati israeliani da quel territorio è stato un primo passo, ma la violenza del 7 ottobre ha fatto precipitare ogni speranza.
Impossibile un dialogo con chi prevede nell’atto costitutivo la eliminazione dello Stato di Israele.
Al contrario, i Paesi confinanti e non, con Israele che hanno riconosciuto il diritto di Israele ad esistere hanno siglato accordi di pace e anche di relazioni diplomatiche.
Penso all’Egitto, alla Giordania e recentemente al dialogo costruttivo purtroppo interrotto con alcuni paesi del Golfo Persico, come l’Arabia Saudita, il Bahrein e gli Emirati Arabi in cui si stavano compiendo grandi passi in avanti nelle relazioni diplomatiche.
La Pace pertanto è possibile ma ad una condizione imprescindibile: il riconoscimento dello Stato di Israele.
Concludo dicendo che una fase cruciale per l’Italia è la Presidenza per tutto il 2024 del G7 dove l’obiettivo primario del nostro Paese sarà quello di fornire risposte coese e formulare una strategia comune per la risoluzione del conflitto.
Certamente il Governo italiano indirizzerà i propri sforzi nella direzione di costruire proposte che abbiano al centro il dialogo, la pace e la difesa della libertà e della democrazia.
Per tutti questi motivi, esprimo il nostro voto favorevole.