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Famiglia, doveroso l’affido esclusivo dei figli nei casi di violenza domestica | Lettera dell’on. Lorenzo Cesa ad Avvenire

Caro Direttore,

recenti fatti di cronaca, per la loro gravità e per la crescente frequenza,
mi spingono a condividere con i lettori di Avvenire la necessità di una rapida approvazione di una proposta di legge da me presentata pochi mesi fa:
“Affido esclusivo a un solo genitore in caso di violenza familiare che comporti rischi per il minore”.

Il contesto socioculturale in cui viviamo riflette a molteplici livelli un clima di violenza
che espone le persone più fragili a situazioni ad alto rischio,
rendendo necessario individuare nuove forme di tutela e di protezione.

Una violenza non solo fisica, ma anche psicologica,
che tende a isolare le persone e a lasciarle sole a fronteggiare i pericoli in cui si imbattono.
Ci troviamo davanti a una crisi generalizzata che tocca i rapporti umani
anche nella loro dimensione più intima,
come accade in molte famiglie in cui la tenuta dei legami affettivi appare sempre più labile.

Sembra venuta meno la capacità di sostenersi a vicenda,
per cui separazioni e divorzi hanno raggiunto una percentuale sconosciuta fino a poco tempo fa.
In questa situazione le vittime più esposte sono spesso i minori,
soggetti a una violenza domestica che, dopo aver travolto la madre, si scarica anche su di loro.

La violenza domestica (articolo 572 del Codice penale: maltrattamenti contro familiari e conviventi)
è volta «a ledere la dignità della persona offesa, ad annientarne pensieri ed azioni indipendenti,
a limitarne la sfera di libertà e autodeterminazione,
a ferirne l’identità di genere con violenze psicologiche ed umiliazioni…».

Nel 2006 venne approvata la legge 54 sull’affido condiviso
che, in caso di divorzio o separazione, intendeva tutelare i figli
garantendo loro pieno e pari appoggio da parte della madre e del padre.

Oggi, in un contesto sociale così deteriorato,
diventa urgente tutelare i minori da nuovi tipi di rischio,
per esempio che siano affidati al genitore violento.

La cronaca quotidiana restituisce un quadro allarmante,
una realtà che i dati del Ministero dell’Interno e dell’Istat confermano puntualmente.

Pur senza raggiungere l’estremo dramma dei femminicidi –
in cui, tragicamente, i figli restano orfani due volte –
i numeri rivelano un’escalation preoccupante
che impone l’urgenza di nuove misure e nuove modalità di intervento.

Secondo le statistiche ufficiali, l’81% delle vittime di maltrattamenti familiari è rappresentato da donne.
Inoltre, nella metà dei casi (54,8%) la violenza proviene dal partner attuale,
nel 22,9% da un ex partner e nel 12,5% da altri familiari.
In totale, oltre il 90% degli episodi avviene dunque in ambito familiare o di coppia.

I dati parlano chiaro: esiste una netta prevalenza maschile
tra gli autori di violenza domestica e omicidi in ambito familiare o passionale.
Sebbene in alcuni casi la violenza possa essere bidirezionale,
gli uomini risultano responsabili della maggior parte dei reati gravi.
Le donne, in particolare, restano le principali vittime nei casi di violenza più efferata.

La proposta di legge, presentata a mia prima firma alla Camera pochi mesi fa,
ha una struttura estremamente semplice,
non prevede costi aggiuntivi, ma solo una chiara e trasparente indicazione:
a un padre violento, su cui pendono concretamente denunce per violenza,
non può essere affidato il figlio, che invece va lasciato alla tutela materna.

Certamente il padre potrà vedere il figlio con le misure di sicurezza necessarie,
ma non può esserne affidatario, almeno finché sussiste l’accusa di violenza nei suoi confronti.

on. Lorenzo Cesa

Deputato, Presidente dell’Unione di Centro

Leggi i dettagli dell’interrogazione e proposta di legge

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