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Il futuro dell’Iran tra dialogo e geopolitica | Serve una via democratica sostenuta dall’Europa.
Oggi 30 luglio 2025, in qualità di Presidente della delegazione italiana presso l’Assemblea Parlamentare della NATO, ho partecipato alla riunione interparlamentare “Il futuro dell’Iran tra dialogo e geopolitica: la soluzione” ospitata nella prestigiosa Sala della Regina della Camera dei Deputati.
Una conferenza, promossa in occasione dell’anniversario del massacro del 1988, per discutere della crisi dei diritti umani in Iran e delle complesse dinamiche geopolitiche che attraversano l’area mediorientale.
Con me hanno preso parte autorevoli colleghi del Parlamento italiano e internazionale, rappresentanti della Resistenza iraniana e figure di spicco della diplomazia globale: l’On. Galeazzo Bignami, l’On. Naike Gruppioni, l’On. Giulio Tremonti, il Sen. Giulio Maria Terzi, Charles Michel già Presidente del Consiglio europeo e Linda Chavez già Direttore dell’Ufficio per le Relazioni Pubbliche della Casa Bianca.
Nel mio intervento ho ribadito l’urgenza di sostenere la cosiddetta “Terza Opzione” come una via democratica e pacifica per il futuro dell’Iran, guidata dal suo popolo e rappresentata dal Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI).
Ho ricordato il tragico massacro del 1988 in cui il regime iraniano giustiziò circa 30.000 prigionieri politici. A distanza di quasi quarant’anni, la repressione continua senza sosta. Solo nell’ultimo anno, sotto la presidenza di Masoud Pezeshkian, oltre 1.400 persone sono state giustiziate tra cui numerose donne, giovani e attivisti legati alle proteste seguite alla morte di Mahsa Amini.
Il regime iraniano è sempre più fragile ma resta spietato. È per questo che credo sia nostro dovere sostenere quella spinta democratica che sta crescendo dentro l’Iran e dare forza a chi, con coraggio, lotta pacificamente per costruire una società giusta, libera e rispettosa dei diritti umani.
Per motivi di sicurezza non era stato annunciato l’intervento di Maryam Rajavi, Presidente eletta del CNRI dal 1993 e oggi in esilio. La sua voce ha avuto un forte impatto nel dibattito.
Rajavi rappresenta una coalizione democratica che propone una transizione pacifica, laica e pluralista per l’Iran con un programma preciso: abolizione della pena di morte, parità di genere, libertà religiosa, libertà di stampa, separazione tra Stato e religione.
Ritengo il suo progetto una via concreta e credibile per il futuro dell’Iran. Per questo ho lanciato un appello chiaro: non possiamo rimanere neutrali. È tempo che l’Europa riconosca il diritto del popolo iraniano a resistere e che sostenga chi si impegna per costruire una nuova Iran fondata sulla democrazia e sui diritti umani.
Ho anche sottolineato lo storico legame tra Italia e Iran, due Paesi eredi di grandi civiltà millenarie. L’Iran può e deve tornare a essere un interlocutore credibile nel panorama internazionale, ma ciò sarà possibile solo se rinuncerà alla logica del confronto armato e rispetterà le regole del diritto internazionale.
Ho voluto esprimere la mia piena solidarietà alla lotta delle donne iraniane, coraggiose protagoniste di una resistenza civile e culturale senza precedenti.
Ho ricordato i nomi e le storie di alcune attiviste incarcerate o condannate a morte come Pakhshan Azizi e Wrisha Moradi.
Infine ho reso omaggio alla figura di Shirin Ebadi, Premio Nobel per la Pace, che continua a battersi per la libertà e la giustizia dal suo esilio.