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Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne | Servono strumenti concreti per proteggere davvero non celebrazioni

 

Nel nostro Paese ogni settimana una donna perde la vita per mano di un uomo.
Non si tratta solo di statistiche.
È la misura di un fallimento collettivo che dobbiamo avere il coraggio di affrontare.
Sono storie spezzate, famiglie distrutte, comunità che restano senza risposte e senza protezione.
La violenza contro le donne non è un più fenomeno isolato ma un’emergenza sociale che richiede una risposta coordinata, culturale, educativa, legislativa e di controllo.

Oggi 25 novembre “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne” non bastano più parole o celebrazioni.
Come deputato e presidente nazionale dell’Unione di Centro, ho la responsabilità politica e morale di trasformare questa ricorrenza in un impegno concreto.
Per questo torno a chiedere al Parlamento di accelerare l’iter della proposta di modifica della legge 54/2006 che ho presentato insieme alla senatrice Paola Binetti.
La riforma non è una soluzione assoluta al dramma dei femminicidi, ma introduce strumenti più chiari e tempestivi per intervenire nei casi di violenza e proteggere le vittime in tempi certi.
È un provvedimento che può fare la differenza soprattutto in quelle situazioni definite troppo spesso “tragedie annunciate”.

L’Unione di Centro chiede che una quota delle risorse della Manovra sia destinata a supportare l’iter della riforma della legge 54/2006.
Fondamentale anche l’approvazione degli emendamenti presentati dalla UDC alla Legge di Bilancio, tra cui il nuovo fondo da 10 milioni di euro destinato al sostegno delle madri in difficoltà.
L’emancipazione sociale è una condizione indispensabile per spezzare la spirale della violenza. Donne più autonome e tutelate sono donne più libere e al sicuro.

Questa battaglia non è politica o ideologica. È una questione di civiltà.
Ogni giorno che passa è un giorno in cui una donna, da qualche parte, continua a vivere nella paura.
La riforma della legge 54/2006 e l’approvazione degli emendamenti collegati non sono semplici proposte politiche.
Sono una responsabilità che abbiamo verso ogni vittima che chiede protezione.
È il minimo che come Paese siamo chiamati a fare.

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