L’Udc che cresce e la partita per il Colle che può compattare il centrodestra. Il segretario nazionale Lorenzo Cesa analizza il momento politico
di Francesco Boezi
Il segretario nazionale dell’Udc Lorenzo Cesa, in fin dei conti, è soddisfatto. Un po’ perché il suo partito cresce ed un po’ perché gli scenari che si aprono appaiono interessanti. La partita per il Colle, anzitutto, con il presidente Silvio Berlusconi che per Cesa è “il profilo giusto”. Poi si tratta di riorganizzare il campo dei moderati. Ma quello non è un problema della destra.
Onorevole, i ballottaggi sono stati una sconfitta per il centrodestra. Però l’Udc, in alcune realtà, ha retto…
“Il numero dei nostri amministratori locali eletti è cresciuto. Penso alla Sicilia dove ad esempio ad Alcamo siamo sopra il 10%, al Veneto in cui abbiamo eletto numerosi sindaci. A Roma torna lo scudocrociato, insieme agli amici di Forza Italia, in Campidoglio. Dal 2008 non veniva eletto un esponente dell’Udc. Siamo presenti in tutto il territorio nazionale”.
La destra-centro non funziona. Il centro-destra sì. Giusto?
“Qui non si tratta di dire si vince al centro ma di avere un campo largo in cui il centro non sia mera testimonianza. Ma dico con chiarezza che non può essere una responsabilità di chi è a destra, bensì di chi non riesce a catturare l’enorme astensionismo. Dobbiamo trovare il modo migliore per parlare a questa maggioranza silenziosa. Oggi non ci riusciamo. Ma è chiaro che ora sia necessario individuare il percorso e le persone che possano interagire al meglio con questa parte maggioritaria del Paese”.https://ba806e42efdd0f6e6f3285be9ba15fc7.safeframe.googlesyndication.com/safeframe/1-0-38/html/container.html
Tutti d’accordo sul no al proporzionale…
“Guardi, erigere a madre di tutte le battaglie il sistema elettorale è sbagliato. Basti vedere la storia post proporzionale. Ci avevano garantito governi stabili. Eppure tutti i partiti hanno partecipato a governi non appartenenti alle coalizioni con cui si erano presentati alle elezioni. Non esiste sistema elettorale perfetto. Il maggioritario puro credo non si adatti alla particolarità del nostro Paese. Con l’alta astensione sarebbe opportuna una legge in cui si privilegi la rappresentatività e il proporzionale puro con uno sbarramento alto e per quanto ci riguarda risulta fondamentale l’introduzione delle preferenze. Ma ripeto, non ci impicchiamo sulle regole del gioco. L’importante è che ci siano coalizioni omogenee e non unite solo per battere l’avversario”.
Quindi lei dice di ripartire dai moderati?
“Innanzitutto dobbiamo ripartire da noi. Siamo quelli che in modo determinante hanno dato il via al governo Draghi non votando la fiducia al Conte ter. E allora dobbiamo aprirci al contributo di quanti in questi anni hanno lasciato la politica o hanno aderito ad altri partiti ed oggi sono delusi. Ma ci sarà spazio anche per parlare del centrodestra che vogliamo, quello del futuro, che deve ripartire dal pronome personale noi, mettendo da parte l’egocentrismo. Se saremo all’altezza della sfida non avremo bisogno del papa straniero”.
Il centrodestra è chiamato ad un banco di prova: la partita per il Colle.
“L’elezione del Presidente della Repubblica ci dirà molto: qui si testerà la compattezza del centrodestra. Mattarella ha interpretato in modo magistrale il suo ruolo. Credo che Silvio Berlusconi possa essere il profilo giusto. Il centrodestra sta lavorando in questa direzione. Per esperienza dico che il nome del futuro Presidente verrà fuori nei minuti di recupero”.
Esclude l’ipotesi di un raggruppamento centrista, quindi.
“Gli spazi in politica si occupano, non si rivendicano”.
FONTE: Il Giornale