News Udc Italia

“Parla Cesa”. L’intervista del segretario nazionale Udc Lorenzo Cesa – Il Foglio

Roma. Nel giorno in cui vengono fuori le pressioni che avrebbe ricevuto da un’agente dei servizi segreti all’epoca del Conte II, il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa preferisce, piuttosto, tuffarsi nel grande gioco della politica italiana. La corsa al Quirinale, le turbolenze nel centrodestra, l’agibilità di manovra di un grande polo centrista moderato. E in quest’intervista al Foglio, sulla vicenda personale raccontata nel nuovo libro di Bruno Vespa non rilascia commenti. Allora con lui decidiamo di iniziare proprio dalla partita del Colle.

Berlusconi presidente della Repubblica? Lui quando si mette in testa un obiettivo, quasi sempre lo raggiunge. Ha delle ottime chance, basta dare un’occhiata ai numeri. Dopo la quarta votazione basterebbero i voti del centrodestra e del gruppo misto a eleggerlo“, dice Cesa, che col pallottoliere parlamentare ha una discreta dimestichezza. “Non ho ancora fatto calcoli, eh. Anche perché tutto, in questi casi, si decide negli ultimi dieci giorni, che sono quelli cruciali“, spiega. La coalizione si presenta in un’inedita posizione di forza all’appuntamento. Eppure gli screzi tra Meloni e Salvini rischiano di farla caracollare nel momento in cui ci sarebbe più bisogno di compattezza. “Per questo ho richiamato i due boy scout alla responsabilità“, sorride l’ex deputato. “Condivido quando Berlusconi dice che un po’ si esagera, ci vuole più contegno. Ma gli elementi per restare uniti ci sono tutti“. Anche se, facciamo notare, l’elezione del capo dello stato è già un bivio per voi. Fratelli d’Italia vorrebbe Draghi al Colle per andare a votare subito, mentre persino la Lega frena. “Ma la Meloni come immagina di poter tornare alle urne tra due mesi, con questi parlamentari?“, si chiede Cesa. Che alla Camera c’è stato per tre legislature, ma è come se non ne fosse mai uscito. “E’ un’utopia, faranno di tutto per restare al loro posto, li conoscono, ci parlo. E poi non è il caso di privarsi dell’autorevolezza di Draghi. Deve restare al governo almeno per altri due anni, rafforzando la squadra. Non bisogna farsi sfuggire l’occasione dei fondi europei per cui siamo storicamente impreparati“. Anche sul fronte delle fibrillazioni tra Salvini e Giorgetti, la lettura non cede a certe increspature di pessimismo. “La Lega, soprattutto al nord con i suoi governatori come Luca Zaia, ricorda la vecchia Democrazia cristiana. Ha un rapporto diretto con la propria comunità“, sottolinea lui che dello scudo crociato è praticamente l’ultimo erede ufficiale. “A livello continentale vedo delle somiglianze con la Csu tedesca, per cui credo che il suo approdo nel Ppe sarebbe naturale. Anche noi europeisti chiediamo all’Europa di cambiare, sempre tenendo presente che senza Europa non siamo nulla. Gli sforzi dei due leader sovranisti per abbandonare i toni euroscettici sono comunque significativi“. C’è poi pure un ulteriore elemento di speculazione: e cioè che l’elezione del nuovo presidente della Repubblica in qualche modo serva anche a ingrossare o ridimensionare il progetto di un grande centro. Sempre evocato e dalle fattezze sempre fumose. “Io ci lavoro da anni“, dice Cesa quando gli si chiede se c’è possibilità di costruire un soggetto tutto nuovo, che vada da Berlusconi a Renzi. “Con molti degli eletti di Italia viva veniamo dalla stessa storia. A Renzi ho manifestato la mia vicinanza per la barbarie di cui è stato vittima con la pubblicazione del suo estratto conto. E poi Forza Italia è qualcosa di molto diverso rispetto a qualche anno fa. Se lo schema elettorale resta questo, il paese avrà bisogno di una forza centrista che raggruppi le proposte di buonsenso, responsabilità e moderazione. Altrimenti si crea uno squilibrio pericoloso“.  Sarebbe un controcanto a quanto sta portando avanti il governo in questa fase con la legge di Bilancio, che secondo Cesa è stata costruita con “troppa fretta e una certa carenza. Se non la riempie metti dei paletti precisi, alla fine ognuno cerca di infilarci dentro quello che vuole. E poi sulla revisione del Reddito di cittadinanza ci vuole più coraggio. Finora è stato un fallimento e bisogna prima di tutto ammetterlo“.  Resta lo spazio solo per chiedergli, a questo parlamentare di lungo corso, se le abbia capite o no le resistenze di Salvini e Meloni al green pass. Lui che il Covid se l’è preso ed è stato per settimane rinchiuso in una stanza d’ospedale. Negli stessi frenetici giorni del naufragio del Conte Ter. “Gliel’ho anche detto. State calmi. Se andaste 24 giorni in terapia intensiva cambiereste subito opinione. L’unico appello che conta è quello a vaccinarsi tutti. Il resto sono fregnacce

Intervista di Luca Roberto per il Foglio del 11 Novembre 2021

SCARICA L’INTERVISTA IN PDF

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *